Il Comune di San Lorenzo Dorsino, che riunisce in sé i borghi contadini di San Lorenzo in Banale, Dorsino, Tavodo e Andogno, si trova su una terrazza all’imbocco della Val d’Ambiéz, naturale porta d’accesso al Parco Naturale Adamello Brenta. Questa valle è ricca di scorci ancora intatti, ma anche di importanti testimonianze geologiche e umane. Sentieri di diversa difficoltà permettono di scoprire alpeggi, malghe d’alta quota e l'anfiteatro naturale che ospita le Dolomiti di Brenta, Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
A Nembia si trova l’Oasi WWF, sito di importanza naturalistica e storica. Attorno all’omonimo laghetto, formatosi da una gigantesca frana, si sviluppa un interessante percorso didattico alla scoperta delle particolarità della flora e della fauna del luogo. Passeggiando tra le stradine acciottolate delimitate da muretti a secco si torna indietro nel tempo a quando gli abitanti del luogo portavano in primavera e in autunno il bestiame nelle masadeghe, alloggi stagionali costruite con pietre, poca malta, tetti di paglia e addossate a grossi massi di roccia.
Il territorio è ricco di borghi che mantengono inalterate le architetture rurali del passato. Tra questi San Lorenzo in Banale che è entrato a far parte del Club de I borghi più belli d’Italia. Le “sette ville” del Banale verso Castel Mani, così era chiamato San Lorenzo nei documenti del passato, si sono oggi unite a formare un unico paese. Passeggiando per il borgo, però, è ancora possibile distinguere i vecchi centri storici delle ville/frazioni con le loro case rurali, piazze, fontane e chiesette.
La religiosità era un elemento caratterizzante e pervasivo nella vita del passato; ogni frazione aveva la sua chiesetta, campanile e santo patrono. La chiesetta di San Rocco e Sebastiano a Pergnano e la chiesa di San Giorgio a Dorsino ci permettono di ammirare gli splendidi affreschi dei Baschenis de Averaria, stirpe di pittori itineranti bergamaschi che operarono nelle Valli Giudicarie tra il 1450 e il 1550. A Prato l’antica chiesa curaziale di San Lorenzo sconsacrata nel 1911 è stata restaurata e trasformata in teatro comunale. A Tavodo la chiesa pievana dell’Assunta, sede dell’antica Pieve del Banale, conserva elementi e strutture paleocristiane e medievali ed è uno dei più significativi monumenti sacri del Trentino. Nella frazione distaccata di Deggia troviamo il santuario della Madonna del Caravaggio, nato da una piccola cappella eretta dalla popolazione del luogo all’indomani dell’epidemia di colera del 1855. Oggi le stradine che si snodano su questo territorio sono percorse dai viandanti di sentieri a lunga percorrenza come il sentiero di San Vili o il sentiero Frassati.
San Lorenzo Dorsino si distingue anche per la presenza sul suo territorio di un prodotto presidio Slow Food: la ciuìga del Banale. La cuìga, insaccato di umili origini, nacque nella seconda metà dell’800 quando la povertà e la scarsità di carne suggerirono di mescolare quest’ultima alla rapa bianca, un prodotto della terra che matura nei campi proprio nel periodo autunnale. Ogni anno questo prodotto di nicchia viene celebrato il primo weekend di novembre con la tradizionale Sagra della Ciuìga.
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La Val d’Ambiéz è una valle del settore meridionale del Gruppo di Brenta nel Parco Naturale Adamello Brenta. Mentre nella parte alta è ben riconoscibile la tipica morfologia di un circo glaciale, la media e bassa valle è caratterizzata da una profonda incisione fluviale creatasi successivamente grazie all’opera di erosione delle acque del Rio Ambièz, da cui la valle prende il nome. Composta interamente da rocce calcaree e dolomitiche, l’area è ricca di testimonianze geologiche oggetto di esplorazioni sia in superficie che sotterranee grazie alle numerose grotte e inghiottitoi.
Dal punto di vista della flora e della fauna la Val d’Ambiéz è una delle zone più interessanti del Gruppo di Brenta; tra i 600 m di Baesa e i 3173 m della Cima Tosa si trovano tutte le diverse fasce di vegetazione e numerose specie tipiche della fauna alpina, in particolare camosci, aquile reali e gipeti. Non si può dimenticare la presenza in questo territorio dell’orso bruno, animale simbolo del Parco Adamello Brenta. Nel 1996, infatti, il Parco ha avviato il progetto di reintroduzione Life Ursus per evitare l’estinzione della specie. Oggi il progetto si può dire riuscito vista la presenza attuale di una popolazione di oltre 50 esemplari.
La valle è ricca anche di testimonianze umane: malghe, masi e rifugi raccontano un passato di forte frequentazione degli alpeggi d’alta quota all’interno di un’economia di sussistenza basata sugli spostamenti stagionali degli animali dal paese, alle masadeghe (case private di media montagna), alle malghe turnarie in Val d’Ambiéz. Risalendo da Baesa, infatti, si arriva all’altezza del rifugio Cacciatore (1820 m) e delle malghe di Senaso, Prato e Ben. Salendo ancora si raggiunge il rifugio Silvio Agostini (2410 m). Da Baesa è anche possibile risalire verso la Val di Jon e la malga Asbélz (1956), in passato di proprietà del comune di Dorsino.
San Lorenzo in Banale è formato dalle sette ville di Prato, Prusa, Glolo, Berghi, Pergnano, Senaso e Dolaso a cui vanno aggiunte le due frazioni distaccate di Le Moline e Deggia. Queste frazioni, una volta ben distinte e distaccate tra di loro, avevano quasi vita propria. Oggi è ancora possibile visitare i nuclei storici delle ville con le loro architetture rurali, vicoli stretti e stradine acciottolate. Casa Mazoleti a Prusa e Casa Martinoni a Berghi sono due interessanti esempi di tipica casa rurale giudicariese, case unitarie di medie-grandi dimensioni che riunivano sotto lo stesso tetto più nuclei famigliari. La struttura prevedeva al piano terra le cantine e le stalle degli animali, al primo piano la cucina e le stanze, al terzo e quarto piano le ère (aie coperte) con i loro ballatoi per l’essicazione del fieno e dei cereali. In alcuni casi le facciate principali sono percorse da loggiati in pietra ammonitica locale di stile tardo rinascimentale, elementi architettonici con i quali le famiglie più benestanti cercavano di nobilitarsi. Ma l’elemento che non poteva proprio mancare era il ponte che collegava direttamente il retro delle case con i piani alti delle aie: il pont de l’èra. Tra Dorsino e San Lorenzo ne troviamo ancora oggi innumerevoli esempi a testimonianza di secoli di fatiche, di migliaia di slitte cariche di fieno che ne hanno varcato i portoni per portare al sicuro il sostentamento invernale per gli animali. A Prato si trova invece Casa Oséi, un’abitazione signorile del XVI-XVII sapientemente ristrutturata che ospita la Casa del Parco “C’era una volta”, dove è stata allestita una mostra etnografica permanente che raccoglie oggetti di uso quotidiano della vita contadina di un tempo.
La ciuìga nasce a metà ‘800 in un periodo di grandi ristrettezze economiche; un macellaio di San Lorenzo in Banale provò a unire agli scarti del maiale le rape cotte sminuzzate. Da questo esperimento è nato un salume tipico del territorio che non è mai stato dimenticato dalla gente del luogo e ha saputo recentemente riscattarsi dal suo passato di povertà diventando un prodotto di nicchia ricercato. La ricetta originale, che prevedeva l’utilizzo di un 80% di rape a cui venivano aggiunti gli scarti del maiale, sangue, aglio e pepe, oggi è stata profondamente rivista a favore di un 70% di carne scelta di maiale e un 30 % di rape e spezie. Ancora oggi si mantiene la lenta affumicatura che caratterizza il sapore inconfondibile di questo salame unico nel suo genere. A questo si ricollega anche l’origine del nome “ciuìga” che nel dialetto locale sta ad indicare la pigna di conifera, a cui questo salume affumicato ed essiccato assomiglia sia nella forma che nel colore.