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Il Comune di Fiavè comprende, oltre al centro abitato di Fiavè, le frazioni di Stumiaga, Favrio e Ballino. È il Comune più meridionale delle Giudicarie Esteriori e fa da collegamento, attraverso il passo del Ballino, con la zona del Tennese e il lago di Garda. Il nome deriva probabilmente dal latino fabuletum, campo di fave, ad indicare che già in passato questo territorio era votato per l’agricoltura. A partire dalla seconda metà del ‘900 quest’area ha registrato un notevole sviluppo di aziende zootecniche intensive.

Dal punto di vista naturalistico l’area di maggior interesse è la zona della torbiera, chiamata localmente el palù, che ebbe origine dal lago Carera formatosi 14.000 anni fa per via di uno sbarramento morenico. Con il tempo, a causa dell’erosione della morena da parte del fiume emissario, il lago si è lentamente prosciugato favorendo la formazione di una zona paludosa e di uno strato torboso. Quest’area è stata riconosciuta come Biotopo di Interesse Provinciale ed è considerato un Sito di Importanza Comunitaria per la presenza di una delle più vaste torbiere del Trentino in cui nidificano, sostano o svernano varie specie di uccelli, anche protette.

Nella frazione di Ballino in località Castìl, sul versante occidentale del Monte Misone, si trova la Grotta Camerona con il suo imponente ingresso; la grotta, che in estate viene utilizzata per eventi e manifestazioni, offre uno spettacolo suggestivo in un’alternanza fra la luce del paesaggio e il buio totale del suo interno.

Oltre che per il suo valore naturalistico, la torbiera di Fiavè è conosciuta per la straordinaria scoperta di un sito palafitticolo databile dal 2300 al 1200 a.C., uno dei più interessanti rinvenimenti di epoca preistorica in Europa. Nell’area sono state rinvenute molteplici testimonianze: non solo numerosi resti di pali che sorreggevano le abitazioni sull’acqua, ma anche resti di cibi, suppellettili e attrezzi da lavoro che hanno permesso di ricostruire abitudini e usanze di queste antiche popolazioni. Nel 2012, proprio a Fiavè, è stato inaugurato il Museo delle palafitte che descrive la storia dell’area archeologica ed espone molti reperti rinvenuti durante gli scavi. Nel 2011 questo sito è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.

Un altro bene di grande importanza storico-culturale è sicuramente Castel Campo. Posto su uno sperone di roccia tra il torrente Duina e il Rio Ruzola, era considerato sacro dai Romani che lo dedicarono al dio Silvano, patrono delle foreste. Fin dall’antichità fu adibito a castelliere per la difesa della popolazione che vi si trasferiva in caso di pericolo. Il castello è citato per la prima volta in un documento ufficiale nel 1163, quando era già feudo della famiglia dei da Campo, nobile famiglia locale che lo abitò per più di 300 anni contendendosi con gli Arco e i Lodron la supremazia sul territorio delle Giudicarie Esteriori. Oggi è di proprietà della famiglia Rasini di Milano, ma viene aperto al pubblico in particolari occasioni e manifestazioni culturali.

Anche a Fiavé, come in molti altri borghi contadini della valle, si possono ammirare molti esempi di antiche dimore rurali del passato. Si tratta di case unitarie di grandi dimensioni che univano in sé funzioni residenziali e lavorative: sotto lo stesso tetto vivevano più famiglie e i loro animali. Le stalle erano il ricovero per il bestiame, ma anche luogo di ritrovo serale per il filò quando le donne filavano la lana e gli uomini intrattenevano i piccoli con fiabe e racconti. Gli elementi più caratteristici sono: il pont, la rampa carrabile che dalla strada conduce all’era, l’aia per battere il grano e conservare il fieno; i grandi portali in pietra, segno di riconoscimento e legame tra la famiglia e il territorio. Il più antico, datato 1539, è a Favrio e vede scolpiti una forbice e uno spillo, simbolo dei sarti.

Tra i personaggi che sono vissuti a Fiavè e hanno lasciato il segno nella storia ricordiamo:

- Andreas Hofer (1767-1810), patriota tirolese che combattè contro la dominazione franco-bavarese, visse in gioventù in un’osteria di Ballino dove imparò il lavoro di oste e la lingua italiana. Divenuto comandante degli Schützen, compagnie tirolesi di difesa territoriale, assunse la difesa dell’intero Tirolo considerando le sue genti come un’unica popolazione unita da comuni interessi e senza divisioni etniche dovute alla lingua di appartenenza. In suo onore è stato creato l’Andreas Hofer Weg, un cammino in sei tappe che ripercorre il suo viaggio di ritorno da Ballino a San Leonardo in Passiria, suo paese natale;

- don Lorenzo Guetti (1847-1898), padre fondatore della cooperazione trentina, fu curato a Fiavè tra il 1893 e il 1898. Qui il prete giudicariese intraprese un percorso di formazione e promozione della cooperazione contribuendo alla nascita della seconda cassa rurale trentina sul modello Reiffeisen, dopo quella di Quadra nel Bleggio, e di una famiglia cooperativa della quale fu il primo presidente;

- don Luigi Baroldi (1853-1904), originario di Fiavè fu una personalità eclettica che si impegnò in svariati campi quali le scienze naturali come la paleontologia e la geologia, il collezionismo di minerali e fossili, la divulgazione giornalistica, ma anche le scienze sociali, l’archeologia, le tradizioni popolari, la storia, la politica e la cooperazione. Come l’amico don Guetti, si impegnò a fondo per risolvere i problemi che affliggevano la popolazione rurale. Nel 1893 pubblicò l’opuscolo “Memorie di Fiavè e delle Giudicarie” in cui per primo intraprese uno studio scientifico delle strutture lignee emerse nel sito archeologico della torbiera.

 

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Il Biotopo di Fiavè, in quanto Sito di Importanza Comunitaria, fa parte della Rete Natura 2000, un sistema di aree destinate alla conservazione della diversità biologica presente nei vari territori dell’Unione Europea e alla tutela di habitat, specie animali e vegetali che necessitano di protezione.

La vegetazione del biotopo è molto varia e interessante; sono presenti una grande quantità di specie vegetali, alcune delle quali molto rare. La tipica vegetazione palustre con canne d’acqua e grandi carici si alterna a quella delle torbiere, prati umidi e boschetti paludosi di salice cenerino e frangola. Negli specchi d’acqua è quasi sempre presente la ninfea, simbolo del Comune.

La grande varietà di ambienti influenza anche la notevole ricchezza della fauna presente in quest’area. Nella torbiera sostano e nidificano rare specie di uccelli migratori come il germano reale, la gallinella d’acqua, la folaga, la cutrettola, la cannaiola, la cannaiola verdognola, il cannareccione e il migliarino di palude. Il biotopo è anche un importante luogo di riproduzione per anfibi come il rospo comune, la rana verde e la rana di montagna. Il biotopo è visitabile liberamente in ogni stagione grazie ad un percorso didattico attrezzato, dotato di passerelle e torrette di avvistamento per osservare da vicino l’avifauna.

L’importanza scientifica di questo sito sta anche nel fatto che nella torba sono tuttora racchiusi i pollini delle piante e dei paesaggi vegetali che si sono succeduti negli ultimi 14.000 anni: un raro e prezioso archivio storico in grado di ricostruire l’evoluzione del clima, della vegetazione, degli interventi dell’uomo nel periodo successivo all’ultima glaciazione.

A Fiavè la torba, utilizzata come combustibile e come fertilizzante, è stata estratta con tecniche artigianali o industriali già dalla metà del 1800; per facilitare i lavori vennero realizzati interventi di bonifica che portarono alla completa scomparsa del lago, ancora riconoscibile nella prima metà del 1800. Proprio verso la metà del XIX secolo, durante le operazioni di estrazione della torba, vennero ritrovati i resti di un abitato preistorico, in particolare furono rivenuti in buono stato di conservazione i pali in legno che sostenevano il sito palafitticolo. Solo nel 1969, grazie agli scavi intrapresi dall'archeologo Renato Perini, furono portati alla luce diversi abitati palafitticoli appartenenti a diverse epoche e con essi numerosi reperti archeologici ben conservati.

Il primo insediamento sorge sull'isoletta del lago e risale alla prima metà del IV millennio a.C. (tardo Neolitico); delle capanne si è conservata solo la sistemazione del piano pavimentale. Il terzo, quarto e quinto insediamento risalgono al periodo che va dal XVIII al XVI secolo a.C. (età del Bronzo antico e medio). Dei tre insediamenti è stata trovata una fitta selva di pali di larice e abete rosso infissi nella creta lacustre.


 

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